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La fine di Sukarno:
L’ascesa dei militari
A questo punto, l’Indonesia era sull’orlo della rovina completa: bancarotta economica, disastri militari esterni e repressioni interne avevano letteralmente dissanguato il paese. Insorsero gli studenti, mentre le forze islamiche tornavano a far sentire prepotentemente la propria voce. L’esercito decise di liquidare Sukarno, ormai scomodo. Nel 1965 un primo colpo di stato consegnò formalmente il potere nelle mani dei militari. I comunisti vennero quasi tutti massacrati, in un impressionante bagno di sangue. Sukarno riuscì a conservare la presidenza, ma la sua Era poteva considerarsi terminata. Nel 1966 un secondo colpo di stato lo allontanò definitivamente dalla scena politica. Nel 1968 fu nominato nuovo presidente Suharto, abile e intelligente ufficiale dell’esercito. Quest’ultimo, pur mostrando subito un feroce autoritarismo personale e una rapacità economica criminale, riuscì a riportare l’Indonesia sui binari giusti.
Venne abbandonata ogni velleità di “terza via” indonesiana; si decise il rientro nell’ONU e venne conclusa l’inutile e sanguinosa guerra con Federazione Malese e Gran Bretagna per il Borneo. L’adesione all’ASEAN e un’adeguata pianificazione economica spesso demagogica però salvarono il paese dal crack finanziario. Il regime politico interno, tuttavia, si dimostrò più coercitivo di prima: le proteste studentesche e islamiche furono represse e schiacciate con violenza. I comunisti, almeno quei pochi rimasti dopo il massacro terrificante del 1965, furono posti fuori legge e duramente perseguitati. I militari legarono il proprio potere ai cristiano-nazionalisti e ai partiti musulmani più moderati.
Iniziava l’Era Suharto, che sarebbe durata ininterrottamente per quasi trent’anni. Il nuovo regime sarebbe stato ancora più inetto e spietato del precedente, abile solo nello sfruttare a proprio vantaggio il consenso interessato internazionale e le divisioni etnico-religiose interne. Per alcuni anni si ebbe l’illusione della stabilità e dello sviluppo economico. L’Indonesia venne inserita nel novero delle “Tigri Asiatiche” e adotta a modello per gli altri Paesi in via di sviluppo. Era un inganno, destinato rapidamente a cadere. La crisi economico-finanziaria del 1997 ha riportato il paese sull’orlo della bancarotta, e abbattuto la dittatura avida di Suharto. Oggi l’Indonesia resta un paese ricco di risorse naturali e umane, ma preda del caos e del disordine violento. Incapace di risolvere i problemi lasciati dalla propria travagliata, incompleta indipendenza.
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